E’ un classico delle emergenze italiane: ad ogni evento tragico segue sempre una polemica tutt’altro che documentata sui possibili ritardi, sulle mancate azioni e sulla indisponibilità di chi dovrebbe aiutare in condizioni di emergenza.
Ormai è un mantra che parte in automatico sui media anche senza che nessuno lo chieda. Prescindendo da possibili ritardi dovuti a incapacità o scarsa organizzazione che non si possono mai escludere, è frequente nel caso di eventi calamitosi, la polemica che riguarda “la macchina dei soccorsi”.
I tempi di soccorso in condizioni normali sono:
- Richiesta di soccorso
- Ricezione della richiesta
- Avviso agli operatori del soccorso
- Avvio dei mezzi (ad esempio elicottero)
- Percorso per arrivare sul luogo
- Intervento
Tutto questo richiede del tempo e chi è in febbrile attesa dei soccorsi stessi ha una concezione del tempo fortemente dilatata.
Ogni minuto sembra un’ora e non c’è la consapevolezza dei tempi reali di intervento.
Nel caso di fenomeni estesi (inondazione, terremoti, ecc.) inoltre c’è l’effetto dovuto all’estensione dell’area pertanto non è possibile che i soccorsi siano ovunque e subito. La priorità spetta all’organizzazione stessa.
Una mano non indifferente alle polemiche la danno alcuni giornalisti che non aspettano altra occasione di un evento tanto rilevante per calcare la mano su chi a loro giudizio avrebbe dovuto agire.
Ma la domanda fondamentale è: tu, intanto che arrivavano i soccorsi cosa stavi facendo? Aiutando o fotografando con lo smartphone?