Questa pagina verrà aggiornata con materiali e documenti relativi alle tecniche di cloud seeding e su quelle che sono le possibili ripercussioni o effetti in scala locale o maggiore. Saranno riportate fonti e la loro origine.
Il cloud seeding, o “inseminazione delle nuvole”, è una tecnica che serve a stimolare le precipitazioni in regioni specifiche, generalmente in zone aride o con carenze idriche. Il processo prevede il rilascio di particelle, tipicamente ioduro d’argento, sali o ghiaccio secco nelle nuvole, facilitando la formazione di gocce di pioggia. È utilizzato principalmente in paesi come gli Emirati Arabi Uniti, il Marocco, la Cina e anche negli Stati Uniti (soprattutto nelle zone occidentali), ed ha effetti solo su piccole aree e su scala temporale ridotta.
Dove e Come Funziona?
Questa tecnologia è applicata su scala locale, ad esempio per stimolare la pioggia su bacini idrici o su aree con carenza d’acqua. Le dimensioni spaziali di un’operazione di cloud seeding sono al massimo di una decina di chilometri, quindi impatti a più grande distanza sono impossibili. Inoltre, l’effetto è temporaneo e non può essere esteso oltre l’area in cui avviene l’inseminazione delle nuvole.
Perché il Cloud Seeding non può causare Eventi Meteorologici Estremi?
A differenza dei cambiamenti climatici causati da emissioni di gas serra e attività antropogeniche, il cloud seeding non ha la capacità di generare eventi estremi o di modificare il clima globale. È una tecnica limitata a un’azione locale e controllata, senza effetti rilevanti al di fuori dell’area di intervento. Fenomeni come alluvioni, uragani e ondate di calore sono legati a processi su scala globale e alla modifica dell’atmosfera terrestre, non alla manipolazione temporanea di alcune nuvole.
In sintesi, il cloud seeding è un intervento utile a livello locale ma non ha impatti significativi.
Fonte INGV Ambiente